Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00023
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Atto n. 1-00023
Pubblicato il 26 gennaio 2023, nella seduta n. 33
BIZZOTTO, BERGESIO, CANTALAMESSA, ROMEO, BORGHESI, BORGHI Claudio, CANTÙ, CENTINAIO, DREOSTO, GARAVAGLIA, GERMANÀ, MARTI, MINASI, MURELLI, PAGANELLA, PIROVANO, POTENTI, PUCCIARELLI, SPELGATTI, STEFANI, TESTOR, TOSATO
Il Senato,
premesso che:
l’etichettatura rappresenta un fondamentale veicolo di informazioni ai consumatori circa l’indicazione della qualità degli alimenti, orientandoli a maturare scelte consapevoli ed il più possibile in linea con le indicazioni accolte a livello mondiale per una sana ed equilibrata alimentazione;
la proposta dell’Irlanda di introdurre in etichetta messaggi con avvisi salutistici da apporre sulle bottiglie di vino è assolutamente fuorviante e rischia di generare estrema confusione circa le modalità di consumo di questo alimento;
l’Irlanda infatti, in base alla direttiva (UE) n. 2015/1535, del 27 gennaio 2016, ha notificato alla Commissione europea un pacchetto normativo sul rapporto tra alcol e salute pubblica, del 2015, le cui modifiche sono poi state successivamente notificate ai servizi della Commissione il 3 febbraio 2018, sino ad arrivare alla versione finale del "Public health alcohol labelling regulations", notificata il 21 giugno 2022;
la normativa irlandese prevede infatti l’applicazione di messaggi allarmistici, che indicano come grave rischio per la salute il consumo di bevande alcoliche, anche con riferimento ai prodotti a bassa gradazione alcolica, come vino e birra e indipendentemente dalla quantità consumata;
il silenzio-assenso della Commissione europea, nonostante la forte contrarietà espressa da Italia, Francia e Spagna ed altri 6 Paesi dell’Unione europea, suscita seri dubbi su quali siano i reali intendimenti della Commissione in merito all’adozione di strategie per la tutela della salute dei consumatori, anche alla luce della recente approvazione da parte del Parlamento europeo della risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 "sul rafforzare l’Europa nella lotta contro il cancro-verso una strategia globale e coordinata”;
la risoluzione è il risultato del lavoro svolto dalla commissione speciale sulla lotta contro il cancro del Parlamento europeo (commissione BECA), istituita nel giugno 2020 con mandato, fino al 23 dicembre 2021, di redigere un rapporto che si presti a linea guida per un piano d'azione europeo contro i tumori;
durante l’iter parlamentare il testo elaborato dalla commissione è stato modificato rispetto alla versione originale, che recava la raccomandazione di integrare l’etichettatura di bevande alcoliche con chiare indicazioni delle controindicazioni per la salute, al pari di quanto avviene per le sigarette, senza operare tra l’altro una distinzione tra il concetto di consumo e quello di abuso di bevande alcoliche;
nel corso dei lavori parlamentari per l’approvazione della risoluzione, infatti, sono state approvate proposte emendative volte a porre in risalto la necessità di contrastare un consumo eccessivo di bevande alcoliche, scongiurando l’adozione di posizioni di generalizzata condanna verso qualsiasi consumo di alcol, peraltro non supportate da evidenze scientifiche univoche;
è evidente come la risoluzione approvata, pur non costituendo un atto normativo dell’Unione europea, ai sensi dell’articolo 288 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, rappresenti un chiaro atto di indirizzo politico;
non si comprende come l’impegno dell’Unione europea per la tutela della salute dei cittadini possa tradursi in scelte che portano a penalizzare cibi che sono riferimenti di assoluta eccellenza agroalimentare, indipendentemente dalla quantità consumata, come peraltro accaduto con le etichette a semaforo, senza tener conto delle proprietà nutrizionali degli alimenti, in base ad un consumo appropriato nell’arco della giornata;
la scelta di assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici, fenomeno diffuso soprattutto nei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti come il vino, quest’ultimo sempre più associato ad una stile di vita sano ed equilibrato, e alla base di un’alimentazione basata sui principi della dieta mediterranea, risponde a logiche incomprensibili, che sembra mirino a screditare il made in Italy nel nome di una dieta alimentare omologata, basata sul consumo di cibi sintetici e ultraprocessati, assolutamente dannosi per la salute;
nel consumo del vino si racchiude infatti il piacere e la volontà di fare un’esperienza culinaria, e al tempo stesso culturale, attraverso un prodotto dalla storia millenaria, essendo questo una delle più alte espressioni dell’identità del nostro territorio, le cui produzioni spesso diventano parte stessa del paesaggio che le ospita, rendendolo unico al mondo, come le Langhe, le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene e Pantelleria, riconosciuti patrimonio dell’umanità;
nel 2022 l'Italia ha raggiunto un nuovo record di fatturato con 8 miliardi di euro di export di vino. Il vino rappresenta inoltre una delle maggiori voci della produzione e dell’export del Veneto che, da un’azione come quella descritta, rischia di subire ingenti danni, stimati intorno ai 2 miliardi di euro, che metterebbero in crisi l’intero comparto, già fortemente colpito a seguito delle richieste avanzate dalla Croazia e dalla Slovenia per il riconoscimento rispettivamente del "Prosek" e dell’aceto balsamico;
il mancato intervento della Commissione europea rappresenta un fatto grave. Se pure il mercato di sbocco irlandese sia contenuto, con un valore attestato intorno ai 40, 5 milioni di euro, lo stesso appare in piena espansione e questo arrecherebbe una seria minaccia al principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario, segnando inoltre un pericoloso precedente per l’adozione di etichettature alimentari allarmistiche, le quali potrebbero inficiare l’eccellenza delle denominazioni italiane;
l’Italia è infatti il primo esportatore mondiale di vino. Il 70 per cento delle bottiglie esportate è costituito da produzioni DOCG, DOC e IGT, con 332 vini a denominazione di origine controllata (DOC), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), e 118 vini a indicazione geografica tipica (IGT) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola;
sulla proposta dell’Irlanda è previsto che debba esprimersi anche la WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, in quanto la stessa rappresenta una barriera anche a livello internazionale, oltre che comunitario, il cui processo prevede una durata di 60 giorni, al termine dei quali la decisione potrebbe divenire esecutiva,
impegna il Governo:
1) ad attivarsi presso le competenti istituzioni europee, promuovendo un accordo con gli altri Paesi membri produttori di vino, affinché venga portata avanti un’azione forte e coordinata presso la WTO per scongiurare l’adozione in etichetta di divieti e classificazioni che possano tradursi in un danno per le produzioni vitivinicole nazionali ed europee, anche con riguardo ad una eventuale loro limitazione all’accesso nei mercati internazionali;
2) ad intraprendere un dialogo costruttivo con le competenti istituzioni europee, affinché venga riconosciuto il valore che le produzioni agroalimentari made in Italy sono in grado di esprimere in termini di qualità, sicurezza e salubrità, nel rispetto di modelli produttivi e disciplinari che ne garantiscano origine, tracciabilità e nutrienti;
3) a promuovere presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado progetti didattici di educazione alimentare, al fine di informare le giovani generazioni sull’adozione di corretti stili di vita e sugli effetti benefici per la salute che scaturiscono da un consumo sano ed equilibrato degli alimenti cardine della dieta mediterranea, secondo un appropriato apporto di nutrienti nella giornata alimentare;
4) a sostenere campagne pubblicitarie per la promozione dell’agroalimentare made in Italy che possano favorire una maggiore consapevolezza nei consumatori delle relazioni esistenti tra l’origine e la qualità degli alimenti.