Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 1-00106

Atto n. 1-00106

Pubblicato il 31 ottobre 2024, nella seduta n. 237

ROMEO, CANTÙ, MURELLI, MINASI, STEFANI, BORGHESI, PIROVANO, GERMANÀ, DREOSTO, BIZZOTTO, PUCCIARELLI, SPELGATTI, TOSATO, TESTOR, PAGANELLA, BERGESIO, GARAVAGLIA, POTENTI

Il Senato,

premesso che:

il cancro nei bambini e negli adolescenti continua a essere la principale causa di morte correlata a una malattia non trasmissibile. Ogni anno nel mondo a più di 400.000 bambini e adolescenti sotto i 20 anni viene fatta una diagnosi di cancro. Il tasso di sopravvivenza è stimato dal CCI (Childhood cancer international) all'80 per cento nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito, ma fino al 20 per cento nei Paesi a basso e medio reddito;

secondo i dati forniti dal rapporto AIOM "I numeri del cancro in Italia 2023", nel nostro Paese, ogni anno, nella fascia di età compresa fra 0 e 14 anni, vengono diagnosticati circa 1.400 nuovi casi di neoplasia (con un’incidenza pari a circa 150 nuovi casi ogni milione di soggetti). Altri 600-800 nuovi casi si presentano tra i 14 e i 20 anni di età. Nel corso degli anni, si è registrato un aumento dei tassi di sopravvivenza per i bambini affetti da queste malattie, passando dal 30 per cento circa negli anni ‘60 all’80 per cento nell’ultimo decennio. I progressi nelle metodologie d’approccio diagnostico hanno portato a una migliore comprensione dei meccanismi alla base dello sviluppo dei tumori pediatrici, ponendo le basi per l’adozione di trattamenti personalizzati;

per la maggior parte i tumori maligni che insorgono nei bambini (0-14 anni) e negli adolescenti (15-19 anni) sono malattie rare. Nell’ambito dei tumori pediatrici esistono i tumori rari dell'età pediatrica che si definiscono come tumori solidi con un'incidenza inferiore a 2 casi per milione;

dai dati scientifici riportati da AIRC, si rileva che nella fascia d’età 0-5 anni il tumore più frequente è il neuroblastoma, che rappresenta circa il 7-10 per cento di tutti i tumori; nella fascia d’età 0-14 anni il tumore più diffuso risulta essere la leucemia, in particolare la leucemia linfoblastica acuta. Secondi per frequenza sono i linfomi (16 per cento), a cui seguono i tumori maligni del sistema nervoso centrale (13 per cento), tra cui il glioma, i tumori del sistema nervoso autonomo (8 per cento), tra cui il neuroblastoma, i sarcomi dei tessuti molli (7 per cento), i tumori del rene (5 per cento), delle ossa (5 per cento), della retina, della tiroide e altre forme rare; nella fascia d’età 0-19 anni i tumori più frequenti sono le leucemie acute, con circa 500 nuovi casi ogni anno, ovvero un terzo di tutte le nuove diagnosi; seguono con circa 400 nuovi casi i tumori cerebrali; nella fascia d’età 15-19 anni i tumori più frequenti sono i linfomi di Hodgkin (24 per cento), a cui seguono i tumori della tiroide (11 per cento), le leucemie (11 per cento), i tumori delle cellule germinali (10 per cento), i linfomi non Hodgkin (8 per cento), i tumori del sistema nervoso centrale (7 per cento), il melanoma (7 per cento), i sarcomi delle parti molli (6 per cento) e i tumori dell’osso (5 per cento);

i tumori che insorgono nel primo anno di vita (gli "infant") hanno caratteristiche biologiche diverse e vanno trattati con protocolli specifici. Il problema che viene in rilievo è che la maggior parte dei protocolli pediatrici arrivano fino ai 14-15 anni, mentre quelli per adulti partono dai 18. Viene quindi a delinearsi una "zona grigia" tra i 15 e i 17 anni in cui non vi sono molte volte dei chiari protocolli per il trattamento dei pazienti. La Società italiana di pediatria sta lavorando per estendere l'età pediatrica fino ai 18 anni, così da includere anche gli adolescenti nei protocolli pediatrici;

negli adulti i tumori maligni sono il risultato di un processo di alterazione genetico progressivo. Le cellule, replicandosi, compiono degli “errori” su cui influiscono fattori ambientali, abitudini personali e, per una parte dei pazienti, la predisposizione genetica. La maggior parte dei tumori pediatrici, invece, è causata da un singolo evento genetico, sporadico e, nella maggior parte dei casi, non ereditario, che si verifica durante lo sviluppo embrionale. Ciò provoca un arresto dello sviluppo e la proliferazione cellulare incontrollata. Solo circa il 10 per cento dei casi è associato a sindromi ereditarie di predisposizione al cancro;

negli ultimi anni si sono raggiunti eccellenti livelli di cura e di guarigione per le leucemie e i linfomi, la ricerca ha fatto grandi passi avanti nella diagnosi e nella cura delle neoplasie dei bambini e dei ragazzi. Grazie a tali progressi circa l’80 per cento dei malati guarisce, ma rimangono ancora basse le guarigioni per determinate forme di tumore come quelli cerebrali, i neuroblastomi e gli osteosarcomi. Invero, i tumori dell'età pediatrica rappresentano ancora la prima causa di morte per malattia nei bambini e hanno un impatto drammatico sulle famiglie. Tra le questioni aperte e urgenti da affrontare c'è quella della possibilità di accesso per i bambini ai nuovi farmaci, che raramente sono sperimentati e approvati in forme e dosaggi adeguati a loro, a causa della mancanza di fondi per la ricerca e di sperimentazioni mirate sulle patologie pediatriche;

infatti, negli ultimi 10 anni in Europa, a fronte della sperimentazione di nuovi farmaci per combattere i tumori per gli adulti, sono ancora pochissimi quelli studiati per l'età pediatrica. Si evidenzia la mancanza di una ricerca dedicata all’età pediatrica, e, dunque, la carenza di farmaci dedicati ai bambini e sperimentati su di loro, e tutto ciò comporta la difficoltà di accesso a farmaci innovativi. Nonostante la ricerca biomedica abbia fatto grandi passi in avanti nella cura dei tumori pediatrici, al fine di accedere alle migliori terapie disponibili è necessario che i bambini siano arruolati in specifici protocolli di cura volti a garantire i più elevati standard internazionali. È quindi necessario reperire i fondi per sostenere l’implementazione di tali protocolli;

la ricerca scientifica, anche nell’ambito della raccolta e dell’analisi dei dati è fondamentale, non solo per aumentare la sopravvivenza dei piccoli pazienti, ma anche per ridurre le conseguenze delle cure sul loro sviluppo fisico e cognitivo;

il bambino e l’adolescente malato hanno diritto all’accesso alle migliori cure possibili, ma questo risulta essere un traguardo ancora molto lontano, non solo nei Paesi sottosviluppati, ma anche in un Paese come il nostro. È necessario, dunque, che vengano destinati maggiori investimenti al servizio sanitario nazionale, in termini di risorse umane altamente specializzate, efficienza e tempestività delle cure e strutture all’avanguardia dedicate. Senza investimenti adeguati è impossibile assicurare cure adeguate dovendosi contestualmente agire in chiave programmatica e legislativa per marginalizzare strutturalmente inappropriatezze e incongruenze alla base della sostenibilità in chiave universalistica del nostro SSN nel medio-lungo termine;

inoltre, è da prendere in considerazione anche l’impatto emotivo che la diagnosi di tumore ha sul bambino. Invero, il minore malato è un soggetto particolarmente fragile, che si trova nella sua giovane vita a dover lasciare i propri riferimenti, il proprio ambiente, i propri affetti e ad iniziare un percorso di cura che prevede un isolamento temporaneo e una serie di limitazioni della vita relazionale, proprio negli anni più impattanti per la sua crescita evolutiva;

è dunque necessario valorizzare la personalità del minore soggetto a cure riconoscendogli degli specifici diritti anche in relazione alla necessità di avere al proprio fianco i propri familiari. Tale diritto è riconosciuto al livello internazionale nella convenzione internazionale dei diritti del fanciullo del 1989, così come nella carta di Leida (universalmente riconosciuta come carta di “EACH-European association for children in hospital”) la quale riassume quanto sancito dalla carta europea dei bambini degenti in ospedale del 1986. In particolare, la carta di Leida stabilisce che il bambino in ospedale ha il diritto di avere accanto a sé in ogni momento i genitori, e che a questi la struttura ospedaliera deve offrire facilitazioni per incoraggiarli a restare;

invero, come può immaginarsi, la diagnosi di una patologia di tumore in un neonato, in un bambino o in un adolescente costituisce un evento estremamente destabilizzante per tutta la famiglia. I genitori vedono la loro vita affettiva, lavorativa e relazionale totalmente sconvolta. Molte volte, per raggiungere la struttura ospedaliera specializzata nella cura del minore, molti genitori lasciano la propria città, la propria casa, il proprio lavoro. I disagi pratici che da questa situazione di malattia derivano sono vari e hanno come conseguenza molte volte delle spese altissime che sono difficilmente sostenibili nel lungo periodo, anche in termini di perdita della propria posizione lavorativa. I piccoli pazienti e i loro familiari sono chiamati ad affrontare, dunque, non solo problemi legati alla sofferenza fisica derivanti dalla patologia, ma anche problemi legati alle difficoltà oggettive della vita quotidiana che senza dubbio hanno forti impatti anche nella sfera psicologica;

per i bambini, in particolare, a causa delle frequenti ospedalizzazioni e degli effetti collaterali dei trattamenti, si riducono le opportunità di giocare, i risultati scolastici possono essere compromessi, le relazioni con i pari e la conquista dell’autonomia sono a rischio;

la diagnosi comporta sempre uno shock accompagnato da una sensazione di smarrimento sia per il bambino che per i suoi familiari, che vedono l’insorgere di una malattia che colpisce il corpo e la mente dei piccoli pazienti, rendendoli impotenti e senza la possibilità di fare pronostici in ordine agli esiti dei trattamenti. Durante il trattamento si possono presentare sintomi riconducibili al disturbo distimico o depressivo maggiore legati a pensieri di morte e isolamento sociale;

un recente studio pubblicato su “Jama pediatrics”, condotto su una sistematica revisione di 52 studi presentati tra il 2000 e il 2022, che avevano misurato il rischio o la gravità di depressione, ansia, disturbi psicotici e morte per suicidio in bambini, adolescenti e giovani adulti sopravvissuti ad una patologia tumorale rispetto a coetanei e familiari che non avevano avuto questa malattia, ha evidenziato le seguenti risultanze: il rischio di grave depressione o ansia è più alto (del 57 per cento) rispetto ai fratelli o ai controlli (persone di pari caratteristiche, ma senza l'esperienza della tumore) a prescindere dall’età del paziente al momento della diagnosi; la gravità della depressione è elevata sia nei pazienti ancora in trattamento sia nei sopravvissuti; la gravità dell’ansia è elevata nei pazienti ancora in trattamento, ma non nei sopravvissuti; alcuni degli studi esaminati rilevano un aumento di rischio di suicidio in alcune sottocategorie di persone, più marcato in chi ha avuto una diagnosi tra i 15 e i 19 anni rispetto a chi aveva avuto una diagnosi da bambino;

da tali risultanze emerge la necessità di intervenire nell’immediato, fin dall’esordio della malattia e dall’avvio dell’iter di cura, per ridurre ansia e depressione, limitando in questo modo la possibilità che, una volta conseguita la guarigione medica, vi siano importanti sequele di malattia psicologica che compromettano la guarigione effettiva;

bambini e genitori, dunque, hanno bisogno del sostegno di un team pediatrico apposito per gestire la difficile situazione. L’équipe che si occupa della cura dei tumori infantili dovrebbe prevedere varie figure, precipuamente specializzate, al fine di coadiuvarli nelle sfide del ricovero ospedaliero, della malattia e della disabilità, con un’adeguata assistenza anche in termini di servizi sociali, supporto psicologico, aiuto finanziario e servizi scolastici affinché l’istruzione del bambino non venga interrotta;

se infatti ci si deve misurare con l’anelasticità della spesa sanitaria oltre quanto già significativamente previsto nel recente piano strutturale di bilancio, altrettanto vero è che bisogna implementare soluzioni innovative introducendo meccanismi regolatori che affrontino i problemi percorrendo strade diverse da quelle che li hanno generati, vale a dire agendo virtuosamente e correttivamente in tutti i segmenti della medicina, così da liberare risorse da dedicare specificamente sulla base dei principi di appropriatezza, congruenza e prevenzione proattiva alla tutela predittiva del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, muovendo da una revisione programmatica dell’investimento nel capitale umano, innovazione tecnologica e procedurale precondizioni ordinamentali di un'autentica salvaguardia di livelli essenziali di assistenza aggiornati e sostenibili nel futuro;

in linea con le direttrici tracciate da diversi disegni di legge presentati dal Gruppo Lega al Senato (n. 224, n. 227 e n. 1153, n. 483 e n. 946), ai fini del potenziamento e della sostenibilità del nostro SSN, e in ragione e per l’effetto dell’individuazione di regole di ingaggio degli operatori e degli erogatori ispirate a principi di tracciabilità, responsabilità e valutazione prestazionale per consolidare prevenzione e appropriatezza indispensabili all’adeguata finalizzazione delle risorse disponibili per dare di più costando di meno, nonché in linea con i contenuti del processo di revisione e riorganizzazione promosso nel disegno di legge governativo AS 1241 e nei due collegati alla legge di bilancio all’uopo dedicati,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative ai fini di una corretta ed uniforme presa in carico del paziente oncologico pediatrico promuovendo a livello territoriale l'approccio multidisciplinare e il lavoro di équipe con la presenza di diversi specialisti, con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psicofisico del paziente pediatrico oncologico e della propria famiglia;

2) a dare continuità al dialogo e al confronto tra le istituzioni sanitarie per favorire la messa a punto e l'adozione di protocolli diagnostico-terapeutici assistenziali per le diverse forme di cancro, prevedendo il coinvolgimento ed il contributo permanente delle associazioni dei genitori, stakeholder imprescindibili del percorso, e a garantire, per quanto di competenza, l'accesso permanente delle associazioni dei genitori presso i tavoli istituzionali di riferimento, che si basa sull’impiego di protocolli terapeutici istituzionali, nazionali o internazionali;

3) a promuovere l'assistenza psicologica dei pazienti pediatrici e delle loro famiglie, nell'ambito dei reparti di oncologia medica, effettuata da laureati in psicologia, abilitati, e con specifiche competenze nell'ambito;

4) a finalizzare risorse per i farmaci oncologici pediatrici innovativi, l'attivazione di protocolli di cura sperimentali e lo sviluppo di studi clinici, valorizzando la rete nazionale pediatrica degli IRCCS;

5) a prevedere lo stanziamento di fondi volti al supporto economico delle famiglie a basso reddito, riconoscendo per esempio un contributo dedicato a coprire le spese sostenute per il periodo di ospedalizzazione e per i successivi controlli clinico-strumentali, considerando i costi che le famiglie devono sostenere in caso di ricoveri presso centri di cura distanti dalla propria residenza;

6) a garantire servizi sociali alle famiglie di pazienti pediatrici oncologici in difficoltà, prevedendo, inoltre, che sia pienamente assicurato il diritto allo studio dei bambini e degli adolescenti in termini di continuità dell’insegnamento ed efficacia della didattica;

7) ad assumere iniziative per adottare in ambito europeo politiche, coordinate tra gli Stati membri, volte a sostenere le aree di intervento del piano europeo contro il cancro, al fine di assicurare l’universalità dell’intervento terapeutico, che deve corrispondere alla migliore terapia disponibile, sviluppata sulla base di una cooperazione multilivello;

8) a potenziare la rete delle strutture sanitarie pubbliche e private, accreditate e a contratto, al fine di favorire l'accesso al parere di più specialisti in chiave multidisciplinare e di supporting specialistico di secondo e terzo livello, nonché l’ottimizzazione dei percorsi di prevenzione e cura, secondo le disposizioni e il sistema di monitoraggio, valutazione e controllo introdotto dall'articolo 15 della legge 5 agosto 2022, n. 118, applicato a tutte le strutture operanti in regime di accreditamento e di convenzionamento con il servizio sanitario nazionale ai sensi degli articoli 8-quater, 8-quinquies e 8-octies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;

9) ad adottare un modello integrato predittivo e personalizzato di presa in carico dall’età pediatrica all’età adulta senza soluzione di continuità, superando i limiti delle attuali criticità in ordine al passaggio del paziente dall’età pediatrica a quella adulta, prevedendo la coerenza dei protocolli di cura;

10) a prevedere (sistematizzando le eccellenze e le expertise della rete nazionale pediatrica degli IRCCS) la definizione di protocolli terapeutici uniformi su tutto il territorio nazionale, nonché di trattamenti farmacologici innovativi, secondo modelli predittivi mediante l'utilizzo diffuso delle tecniche di intelligenza artificiale, finalizzati a migliorare la cura delle malattie rare pediatriche e il trattamento dei pazienti pediatrici non solo oncologici con terapie avanzate, al fine di ottimizzarne l'assistenza sanitaria e socio-sanitaria.