Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01536
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Atto n. 3-01536 con carattere d'urgenza
Pubblicato il 10 dicembre 2024, nella seduta n. 251
D'ELIA, ZAMPA, CAMUSSO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, RANDO, ROJC, VERDUCCI, ZAMBITO - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
il quotidiano “Domani”, nel presentare l'uscita di un podcast dedicato al battesimo e alla sepoltura di prodotti abortivi, tra cui quelli derivanti dalle interruzioni volontarie di gravidanza, ha riportato all'attenzione una pratica inaccettabile attuata all’insaputa delle donne coinvolte;
si tratta di una prassi dai contorni macabri, attuata in forza di convenzioni stipulate tra le associazioni pro-life e alcune strutture ospedaliere e ASL in Lombardia e in diverse parti d'Italia, la quale prevede il seppellimento dei feti, sia pure senza previa autorizzazione da parte delle donne che hanno deciso di interrompere la propria gravidanza;
il Regolamento regionale della Lombardia 6 febbraio 2007, n. 1, recante “Modifiche al Regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali”, ordina infatti il seppellimento o la cremazione di tutti i resti abortivi, inclusi quelli provenienti dalle interruzioni volontarie di gravidanza nel primo trimestre;
sulla scorta di tali disposizioni, l’”Associazione Difendere la Vita con Maria” (ADVM) ha siglato nel tempo decine di convenzioni con aziende ospedaliere e sanitarie lombarde, che consentono ai propri volontari di celebrare il funerale cattolico per i prodotti abortivi. Benché i protocolli d’intesa stipulati tra le associazioni come ADVM e gli ospedali, nonché lo stesso regolamento nazionale di polizia mortuaria, prevedano che sia la direzione sanitaria ad informare i genitori circa l’obbligo di sepoltura del feto, tale comunicazione risulta spesso assente, parziale o poco chiara;
a fronte delle legittime rimostranze sollevate dall’inchiesta del quotidiano “Domani”, i volontari dell’associazione hanno risposto che chi non è credente può sempre interpretare il funerale e il seppellimento come “atti di civiltà”;
ciò che ne consegue è l’ennesima pratica persecutoria, atta a stigmatizzare e criminalizzare quelle donne che, nel pieno esercizio dei loro diritti, ricorrono in maniera consapevole all’interruzione volontaria di gravidanza;
le convenzioni stipulate tra le aziende ospedaliere e ADVM si configurano, pertanto, sia come una violazione della sensibilità e della privacy delle donne coinvolte, sia delle norme di rango nazionale e sovranazionale che prevedono la tutela dei diritti riproduttivi delle donne salvaguardandole da ingerenze indesiderate,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano le sue valutazioni in merito;
quali misure necessarie e urgenti intenda adottare al fine di salvaguardare le donne dalle ingerenze delle associazioni pro-life, la cui condotta è chiaramente volta a stigmatizzare e criminalizzare il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza.