Legislatura 19ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-01896
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Atto n. 3-01896
Pubblicato il 14 maggio 2025, nella seduta n. 303
BOCCIA, MISIANI, IRTO, MARTELLA - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. -
Premesso che:
la situazione dello stabilimento ex ILVA di Taranto è estremamente preoccupante: fino allo scorso 7 maggio 2025 erano in funzione solo due altiforni su cinque; la produzione è ai minimi storici e le misure in favore delle imprese dell’indotto, gravemente danneggiate dall’avvio della seconda procedura di amministrazione straordinaria, sono risultate gravemente insufficienti; non di rado si registrano picchi di emissioni nocive e, sotto il profilo occupazionale, vige una generale incertezza rispetto al futuro dei lavoratori;
il 7 maggio si è verificato un incendio all’interno dell’altoforno 1 che, fortunatamente, non ha causato ferimenti o decessi tra gli addetti presenti sul luogo;
secondo una nota di Acciaierie d'Italia, “si è verificata un'emissione non controllata in atmosfera, causata da un'anomalia improvvisa a un elemento del sistema di raffreddamento dell'impianto” e conseguentemente “la fuoriuscita di coke, che ha raggiunto il piano delle tubiere e l'area sottostante”;
tuttavia, alcuni osservatori hanno avanzato l’ipotesi che l’incidente possa essere conseguenza diretta della riattivazione dell’altoforno, avvenuta appena lo scorso ottobre 2024 secondo procedure ancora non accertate e potenzialmente difformi da quelle standard;
l’incidente ha portato al sequestro probatorio senza facoltà d’uso dell’altoforno e all’apertura di un’indagine per i reati di delitti colposi di danno (ex art. 449 del codice penale) e getto pericoloso di cose (ex art. 674);
l’incendio, peraltro, sarebbe all’origine del presunto passo indietro compiuto dai vertici della Baku steel company rispetto alle operazioni di acquisizione degli stabilimenti siderurgici ex ILVA;
a fronte dell’incidente, il 13 maggio Acciaierie d’Italia ha comunicato alle parti sociali la richiesta di cassa integrazione per 3.926 lavoratori, di cui 3.538 nello stabilimento di Taranto, 178 del sito di Genova, 165 di Novi Ligure (Alessandria) e 45 di Racconigi (Cuneo), ossia circa il doppio rispetto ai livelli attuali e un migliaio in più della quota autorizzata nell’ambito del piano di ripartenza;
gli impianti ex ILVA operano, sin dall’agosto 2023, termine di scadenza dell’autorizzazione integrata ambientale, in regime di proroga;
attualmente, è in corso una procedura di riesame con valenza di rinnovo dell’autorizzazione relativa all’impianto siderurgico di Taranto;
in particolare, l’istanza presentata dal gestore riguarda il funzionamento dello stabilimento siderurgico per una produzione di 6 milioni di tonnellate all’anno di acciaio, per un periodo di 12 anni, mediante l’utilizzo di tre altiforni e due acciaierie;
secondo quanto appreso dagli organi di stampa, il gruppo istruttore del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica avrebbe formulato ben 477 prescrizioni ambientali e circa 700 adempimenti complessivi nel parere istruttorio conclusivo della nuova autorizzazione integrata ambientale (per costi superiori al miliardo di euro), essenziali per avere “un quadro cautelativo dal punto di vista ambientale e sanitario”. Viene precisata, inoltre, la necessità di “una serie di approfondimenti e l’implementazione di un monitoraggio permanente ambientale e sanitario, da sviluppare in sinergia con gli enti territoriali, oltre a una serie di misure di ottimizzazioni impiantistiche e gestionali con un approccio di miglioramento continuo basato su dati misurati”;
su parte di queste prescrizioni sarebbero state eccepite obiezioni dal gestore, che ha a sua volta formulato osservazioni attualmente all’esame del Ministero;
l’esame ha comportato il differimento della conferenza dei servizi, già rinviata dal 5 al 13 maggio, al prossimo 21 maggio;
alla luce dell’incendio, e considerata l’impossibilità di rimettere in funzione l’altoforno 1 in tempi ristretti, è plausibile attendersi un riavvio delle procedure di rinnovo dell’autorizzazione;
nel 2026 si chiuderà il regime di esenzione dal mercato UE dei “certificati verdi” per l’ex ILVA che, di conseguenza, dovrà affrontare i costi aggiuntivi per l'acquisto di tali certificati, con il rischio di un ulteriore impatto negativo sulla sua competitività;
l’obiettivo della decarbonizzazione, in favore del quale negli ultimi anni sono state individuate risorse e avviati progetti (anche nell’ambito del PNRR), sembra essere passato in secondo piano, così come la contestuale e graduale chiusura dell’area a caldo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda rendere note nel dettaglio le prescrizioni formulate dal gruppo istruttorio del Ministero al gestore nell’ambito del rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale in corso per gli stabilimenti ex ILVA, i costi economici dei relativi adempimenti, nonché i soggetti su cui ricadono tali oneri;
se intenda chiarire le ragioni per cui la procedura di rinnovo in corso non prevede impegni perentori in materia di riconversione degli impianti produttivi e il motivo per cui si intende avallare un periodo tanto esteso di validità dell’autorizzazione stessa;
se intenda, alla luce dell’incendio avvenuto lo scorso 7 maggio, intraprendere le opportune iniziative al fine di riavviare la procedura di rinnovo dell’autorizzazione per gli stabilimenti ex ILVA;
se e quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere, anche nell’ambito delle operazioni di vendita degli stabilimenti siderurgici, per garantire in tempi ragionevolmente brevi la transizione ecologica degli impianti produttivi ex ILVA.